Croda de R’Ancona – giro al rifugio Ra Stua
Superata Cortina, andando verso nord attraverso la strada statale d’Alemagna, la visuale è sbarrata dal bastione roccioso della croda de r’Ancona. Tale montagna era un’invincibile roccaforte difensiva della linea di fronte austriaca durante la Ia guerra mondiale. Per ben due volte, gli italiani, provarono a scardinare quello sbarramento (nel giugno del 1915 e nel giugno dell’anno dopo) senza combinare granchè e subendo notevoli perdite.
Passato il tornante di Podestagno e superato l’albergo di Ospitale, non riusciamo a parcheggiare nei dintorni del Lago Bianco, da dove comincia il sentiero, a causa della neve che era caduta copiosa nei giorni precedenti. Abbiamo, quindi, lasciato l’auto a Cimabanche e, calzate le ciaspe, ci siamo incamminati sulla pista di fondo verso sud-ovest, fino ad incontrare il sentiero N° 8, che tra i Zuoghe e Colfiedo, s’inoltra, attraverso il bosco, nella val Gotres.
Il solco vallivo s’incunea tra la Croda Rossa d’Ampezzo e la Croda de r’Ancona, con andamento da sud-est verso nord-ovest.
La giornata è abbastanza mite e la salita è dolce. Arrivati alla testata, dove la valle si restringe, tutti gli abeti sono bianchi e, all’ombra, fa decisamente freddo. In circa 2 h siamo sull’Alpe di Lerosa.
Verso nord, lo spettacolare anfiteatro glaciale della Croda Rossa, si manifesta in tutta la sua maestà. I pascoli sono ricoperti da una spessa coltre di neve (anche 1mt e 30cm). Il paesaggio è dolce: verso nord-ovest restiamo incantati dai bianchi tavolati dell’Alpe di Fosses e di Sennes.
Attraverso un sentiero di guerra, scendiamo a Malga Ra Stua. La neve, durante il percorso, è così soffice che possiamo sprofondare in libertà.
Siamo a Ra Stua in 3h 30’, dove ci rifocilliamo.
Dopo circa mezz’ora ci immettiamo nella rotabile (segnavia N° 6) in direzione di Podestagno: ad est, il Taburlo e la croda del Vallon Bianco, ci indicano l’ingresso della Val di Fanes; più giù il Col Rosà e le Tofane ci sbarrano la visuale.
Poco prima della strada statale, prendiamo a sinistra un viottolo, che taglia il bosco, sotto lo sperone roccioso di Son Pouses, tristemente famoso per le truppe italiane. Lo percorriamo fino ad una casa cantoniera. Attraversiamo la statale e prendiamo una stradina verso est, che dopo poco incrocia il tracciato dell’ex ferrovia delle dolomiti (segnavia N° 208) ora adibita a pista da fondo d’inverno e a pista ciclabile d’estate.
In altre 3h 30’, da Ra Stua, siamo a Cimabanche, mentre la parte settentrionale del monte Cristallo s’incupisce all’imbrunire, incutendo rispetto. Sono le 17.10, eravamo partiti al mattino, sette ore prima.